La guerra supera i confini ucraini e piomba in Polonia, quindi in territorio Nato. Durante l’attacco missilistico più pesante lanciato dai russi - circa 100 razzi in un solo giorno diretti soprattutto verso le infrastrutture energetiche – un’esplosione nella cittadina polacca di Przewodov a 6-7 chilometri dal confine ha ucciso due persone facendo salire la tensione alle stelle.
Tra Kiev e Mosca sono volate subito accuse reciproche, ma Biden dal G7 di Bali sceglie la via della prudenza: “Improbabile che i missili siano partiti dalla Russia”, ma la Bielorussia, alleata di Mosca, è vicina. Sarebbe stato lo stesso presidente Usa a informare il G7 dell’ipotesi che possa essersi trattato di missili antiaereo di Kiev.
In questi giorni, funzionari russi e statunitensi hanno intavolato colloqui diretti. Sembra pertanto improbabile che il governo di Mosca voglia sabotare l’iniziativa appena avviata. Potrebbe voler premere sui paesi della Nato per indurre Kiev a maggiori concessioni. Ma Washington sta già facendo pressione sugli ucraini per ammorbidire le precondizioni all’apertura di trattative ufficiali. E il presidente Zelensky ha appena diffuso una proposta negoziale in dieci punti, evidenziando un primo segno di disponibilità.
La vicinanza al confine può quindi far pensare a un incidente, ma resta il fatto che l’attacco missilistico russo era comunque diretto nei pressi del confine orientale dell’Ucraina. Se questa ipotesi (dell’atto involontario) fosse confermata, la Polonia potrebbe invocare l’articolo 4 del Trattato del Nord Atlantico, che non obbliga i paesi della Nato all’assistenza militare (articolo 5) ma solo a consultazioni in caso di minaccia alla sicurezza di uno Stato membro.
Ma dalle parti di Varsavia qualcuno teme il tentativo (ucraino) di coinvolgere direttamente l’esercito polacco nel conflitto. In ogni caso la situazione resta sull’orlo dell’abisso. E, come la storia suggerisce, più di qualche grande guerra è scoppiata ufficialmente a causa di un incidente.