È un giallo internazionale quello della fuga dell’ex presidente e amministratore delegato del gruppo Renault-Nissan, Carlos Ghosn. Il manager, condannato per una serie di illeciti finanziari, dal Giappone è già arrivato in Libano con un aereo privato, eludendo tutta una serie di controlli delle autorità giudiziarie e di frontiera visto che si trovava agli arresti domiciliari dal 25 aprile scorso.
È tuttavia complicato lasciare il Giappone senza destare sospetti, soprattutto perché Ghosn è persona assai nota così come il suo status di condannato e agli arresti.
Questo implica che l’ex Ceo di Renault-Nissan abbia avuto qualche concessione dalle autorità giudiziarie locali oppure che sia stato agevolato da qualcuno. O ancora che si sia imbarcato su quel jet privato fuori dal territorio nipponico. Non è escluso che Ghosn si sia avventurato con un’imbarcazione nelle acque internazionali per raggiungere “la stessa Corea del Nord dove poteva contare sull’appoggio di qualche funzionario o faccendiere locale”.
Dubbi che si sommano a quelli dell’arrivo in Libano, un Paese blindato ai confini a causa delle tensioni politiche e sociali interne e internazionali. Occorre capire ora come le autorità di Beirut si vorranno muovere nei confronti del loro illustre concittadino.
La parabola calante dell’ex top manager inizia nel 2018 dopo un anno e mezzo alla guida dell’Alleanza Renault-Nissan: nel novembre dello scorso anno scatta infatti l’arresto a Tokyo per illeciti finanziari. La Procura della capitale nipponica lo ha incriminato con quattro capi d’imputazione, tra cui frode fiscale, e il processo è in agenda per il 2020. Finora erano state respinte tutte le richieste di libertà su cauzione avanzate dai suoi legali.