Israele ha cominciato ad applicare il metodo Gaza nel sud del Libano. Solo il 23 settembre, i jet israeliani hanno colpito più di mille obiettivi, con un bilancio di oltre quattrocento morti e mille feriti.
Le bombe sono precipitate anche sulla periferia sud di Beirut per eliminare il nuovo capo militare di Hezbollah, nominato dopo la morte del suo predecessore la settimana scorsa.
Fino alla scorsa settimana il conflitto tra Israele ed Hezbollah ha rispettato la regola della proporzionalità. Ora le cose sono cambiate. Ma perché proprio ora questa escalation?
Protrarre lo stato di guerra favorisce politicamente Netanyahu. Il primo ministro sta prendendo tempo in vista delle elezioni statunitensi del 5 novembre, nella speranza di una vittoria di Donald Trump.
In tale contesto, l’Iran sta assistendo alla crisi del suo principale alleato nel mondo arabo, Hezbollah. Ma Teheran non sembra intenzionata a dirigersi verso uno scontro diretto con gli Stati Uniti.
Nel frattempo, Israele non sembra preoccuparsi né del numero di vittime né di avere difronte un paese profondamente ferito (anche dal punto di vista economico) come il Libano. È il metodo Gaza.