L’idea è del ministro alla Difesa, Panos Kammenos. Il leader del partito nazionalista greco, che garantisce la maggioranza al governo guidato da Alexis Tsipras, ha lanciato un'operazione di crowdfunding per raccogliere tra i suoi concittadini ellenici i fondi necessari a rinnovare la flotta da guerra nazionale. "Dobbiamo comprare nuove fregate e dotarci di una nave-simbolo che rappresenti il paese. Le tensioni con i nostri vicini come la Turchia ci obbligano ad assumerci maggiori responsabilità", ha detto Kammenos.
Il ministro a gennaio aprirà un conto in banca dove verserà per primo una mensilità del suo stipendio. E da quel momento tutti potranno versare per contribuire al rinforzo della’apparato militare. "Spero che tutti possano dare un aiuto - ha aggiunto Kammenos - ma sono convinto che gli armatori del nostro paese faranno uno sforzo in più". Le parole non sono casuali: Atene vanta la più grande flotta commerciale al mondo con imbarcazioni per un valore di 99 miliardi di euro e i suoi armatori - che hanno tutti residenza fiscale all'estero - sono protetti dalle pretese dell'erario persino da una norma costituzionale.
La mossa di Kammenos serve a tappare almeno in parte i buchi lasciati dall'austerity nel budget della difesa nazionale, che resta comunque elevato. Le spese per armamenti di Atene nel 2018 saranno poco sotto i cinque miliardi, la metà dei valori cui viaggiavano nel 2004, ma pur sempre quasi il 3% del pil, ben oltre il 2% caldeggiato con irruenza da Donald Trump per il membri della Nato e molto di più, in proporzione, di Gran Bretagna e Francia.