Roman Bondarenko aveva 31 anni. Ed era un artista. Come tanti cittadini di Minsk, mercoledì sera protestava contro gli agenti in borghese e dal volto coperto venuti a rimuovere alcune strisce di stoffa colorate simbolo dell’opposizione bielorussa da quella che è stata ribattezzata la “Piazza dei Cambiamenti”, Ploshchad Peremen, ritrovo dei manifestanti nella capitale.
Caricato su un camioncino delle forze dell’ordine, e portato in carcere, Bondarenko è stato poco dopo trasferito senza sensi in ospedale. Non ha più ripreso conoscenza. È morto giovedì mattina per lesioni cerebrali provocate molto probabilmente dai pestaggi subiti durante le poche ore di detenzione.
Chiamati dalla leader dell’opposizione in esilio Svetlana Tikhanovskaja a rendere omaggio a un “uomo che è stato ucciso perché voleva vivere in un Paese libero”, centinaia di manifestanti si sono riuniti in Piazza dei Cambiamenti per ricordare il giovane.
Una morte che è “il risultato scandaloso e vergognoso delle azioni delle autorità bielorusse”, l’ha definita il portavoce dell’Alto commissario per la politica estera e la sicurezza Josep Borrell in un comunicato, annunciando che “l’Unione europea è pronta a imporre sanzioni supplementari”.
Bruxelles ha già sanzionato il presidente Aleksandr Lukashenko, il figlio Viktor e 53 membri del suo entourage e ministri e capi delle forze di polizia giudicati responsabile della brutale repressione delle contestazioni nel Paese.
Almeno quattro persone sono morte ufficialmente, ma decine risultano tuttora disperse, dalle contestate presidenziali del 9 agosto scorso, definite “truccate” dall’Ue, che hanno riconfermato Aleksandr Lukashenko al potere (da 30 anni).