Virtuosa nei conti, la Russia si riscopre fortunata con le sanzioni (parte 2)

“Spasiba, Washington”. Mosca ringrazia per le sanzioni. Sono il miglior tonico per l'economia. Più che la gestione virtuosa della finanza pubblica, potè proprio l'autarchia imposta dalle potenze occidentali (parte 2)

Virtuosa nei conti, fortunata con le sanzioni

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Per risollevare l’economia russa un metodo seduttivo sarebbe quello di una politica espansiva. E sarebbe un gioco facile, perché tra i conti pubblici del paese guidato da Vladimir Putin spicca una perla lucente che fa invidia al mondo intero: un debito pubblico ultra-light, solo il 14% del Pil. Ci sarebbero enormi margini, quindi, per un allentamento dei cordoni dopo quattro anni di estremo rigore. Ma sarebbe un errore perché in Russia non troverebbe terreno recettivo.


Rischio inflazione

All'opposto: trovandosi di fronte il muro della quasi piena occupazione si scaricherebbe solo sui prezzi, aggiungendo inflazione. In più andrebbe a intaccare quel patrimonio di solidità dei conti pubblici che può essere davvero una base eccezionale per il futuro. Una base creata, e in questi ultimi anni così difficili, con maestria dalla Banca centrale russa che è riuscita a sganciare il rublo dalle fluttuazioni del prezzo di petrolio e gas.

Apertura agli Ide

L'unica strada percorribile è quella di una politica di sostegno alle imprese e di creazione di un clima favorevole agli investimenti diretti esteri (Ide). E le restrizioni occidentali hanno paradossalmente accelerato questa direzione: il limitato accesso a beni e servizi dall'estero ha obbligato a una politica di sostituzione domestica nell'industria e nell'agricoltura, che era proprio ciò che ci voleva.

Putin sorride ma non troppo

E Putin può sorridere quindi e, dopo due anni di difficoltà per il suo popolo, può anche irridere gli Usa e gli alleati. Anche se il suo sogno sarebbe quello di agganciare la ripresa globale, al 3% e oltre, e non quel 2% atteso per il 2018.

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