Il partito di Vladimir Putin, Russia Unita, ha vinto le elezioni per la Duma con il 49,63% delle preferenze (quando lo spoglio è arrivato al 95% dei voti espressi). La formazione del presidente della Federazione ottiene circa 315 su 450 seggi in Parlamento (ribaltando le prime proiezioni che indicavano una sonora sconfitta per il capo del Cremlino): avrà quindi la maggioranza costituzionale, sebbene sia in calo dai 344 seggi delle precedenti elezioni del 2016. Numeri che consentono a Putin di modificare la Carta costituzionale a suo piacimento.
Da evidenziare anche l’exploit del Partito comunista che incassa il 19,20% dei voti, anche grazie al cosiddetto ‘voto intelligente’ promosso dagli alleati di Alexei Navalny, il principale esponente dell’opposizione russa in carcere da febbraio, che hanno definito i risultati stravaganti.
In pratica, la rete del dissidente aveva invitato gli elettori a puntare sugli esponenti comunisti nei collegi uninominali, essendo quelli che avevano le maggiori probabilità di battere Putin.