Il presidente colombiano di centrodestra Ivan Duque ha ordinato il dispiegamento dell’esercito nelle strade di Cali, la terza città del Paese teatro di violente proteste che hanno causato tre morti. Da oltre un mese è in corso in tutta la Colombia una mobilitazione antigovernativa, nell’ambito della quale si sono registrate decine di morti.
Le proteste sono scoppiate a causa della riforma fiscale promossa dal governo. Poi, il 2 maggio, Duque ha fatto marcia indietro annunciando il ritiro del progetto, che secondo i critici avrebbe colpito soprattutto la classe media e le fasce più povere della popolazione già provate da una grave crisi economica.
Subito dopo si è dimesso il ministro dell’economia, Alberto Carrasquilla, ma le mobilitazioni non si sono fermate. Anzi, si sono allargate trasformandosi in una critica profonda al governo e alla sua gestione della pandemia.
La decisione di Duque, che vede allontanarsi sempre di più la possibilità di essere rieletto per un secondo mandato presidenziale nel 2022, di militarizzare la repressione, inviando l’esercito in strada contro i manifestanti, ha inevitabilmente causato un pesante inasprimento degli scontri.