Mercoledì 13 novembre: alle ore 8.30 suonano ancora le sirene a Venezia, quindi di nuovo codice rosso.
Dopo il livello di 1,87 metri (il più alto dal 1966) toccato martedì, la fase di emergenza non è finita e ha messo in ginocchio la città nella giornata in cui sono state chiuse tutte le scuole e i vigili del fuoco hanno dovuto rispondere a numerose chiamate per liberare persone che rischiavano di rimanere intrappolate in casa.
A Pellestrina, che è una delle isole davanti al mare già devastata dall’alluvione del '66 ed è stata completamente sommersa dall’acqua, si registrano due morti. E danni sono stati rilevati in vari punti della città: tra questi anche la Basilica di San Marco.
Eppure Venezia ha il Mose. La faraonica opera iniziata nel 2003 e costata fino ad ora 5,5 miliardi (poi saliti a 8 mld) consiste in 4 barriere costituite da 78 paratoie mobili tra loro indipendenti in grado (teoricamente) di separare temporaneamente la laguna dal mare.
Sul sito web del Consorzio responsabile dell’infrastruttura è riportato che le barriere - collocate alle bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia - possono proteggere la città e la laguna da maree alte fino a 3 metri e da un innalzamento del livello del mare fino a 60 centimetri nei prossimi 100 anni.
Peccato che il Mose non sia ancora in funzione.