Una delle caratteristiche più straordinarie, e forse meno conosciute, della foresta pluviale dell’Amazzonia sono i ‘fiumi volanti’ o ‘fiumi atmosferici’. Formandosi sopra la giungla amazzonica, questi ‘fiumi aerei’ carichi di umidità si estendono su gran parte del continente sudamericano. Gli scienziati hanno stimato che se ogni giorno dal Rio delle Amazzoni vengono riversate nell’oceano 17 miliardi di tonnellate d’acqua, nello stesso arco temporale dalla giungla se ne innalzano verso l’atmosfera 20 miliardi da cui l’appellativo oceano verde, abbandonando così la regione amazzonica. A mettere in evidenza questi fenomeni l’evento di Sebastião Salgado nella mostra ‘Amazonia’ al Maxxi di Roma.
Tuttavia a stupire è soprattutto la scala di tale fenomeno. Un albero di grandi dimensioni riesce a succhiare acqua fino a una profondità di 60 metri e a produrne fino a mille litri al giorno. E poiché tale processo si ripete per ciascun albero presente, ovvero tra le 400 e le 600 miliardi di volte, è facile comprendere come la foresta dell’Amazzonia produca un quantitativo d’acqua molto importante che, nel tempo, torna a ricevere. In realtà anche l’acqua che raggiunge la terra ferma a seguito dell’evaporazione dell’acqua salata è essa stessa presto riciclata dalla giungla in un processo tecnicamente noto con il nome di evapotraspirazione.
I fiumi volanti non sono solo essenziali per il benessere economico di decine di milioni di persone, specialmente in Brasile, ma influenzano i modelli climatici nell’intero pianeta e, a loro volta, subiscono gli effetti della deforestazione e del surriscaldamento globale. In entrambi i casi ciò che avviene nell’Amazzonia è una variabile fondamentale. Gli scienziati ritengono che, a causa di un accelerato processo di deforestazione e dei cambiamenti climatici in atto, la temperatura del bacino a livello del suolo si sia innalzata di 1,5 gradi e si stima crescerà di ulteriori due gradi qualora il trend attuale non subisca variazioni.
In modo analogo, come conseguenza del riscaldamento globale, si teme una riduzione delle precipitazioni annue compresa tra il 10 e il 20%.