L'impatto ambientale delle coltivazioni per produrre olio di palma preoccupa e sono allo studio nuove soluzioni per trasformare le palme demolite in gas metano e pellet di legno da vendere come materia prima sul mercato energetico: l’idea viene dal Centro internazionale di ricerca giapponese per le scienze agrarie e IHI Enviro Corp.
Gli agricoltori in Malesia e Indonesia, che forniscono l’85% dell’olio di palma presente sul mercato, spesso utilizzano metodi di taglio e bruciatura illegali, distruggendo la foresta pluviale: attualmente i tronchi delle palme diventate improduttive vengono per lo più lasciati nelle piantagioni e il loro alto contenuto di zucchero è fonte di insetti nocivi che diffondono malattie agli alberi sani. Ora potranno diventare materia prima per produrre energia verde.
A Kluang, in Malesia, un impianto pilota ha iniziato quest’anno le operazioni con una capacità di 10 mila tonnellate di produzione di pellet all’anno utilizzando 50 mila tonnellate di vecchi tronchi di palma: si stima che ogni anno saranno disponibili 29,5 milioni di tonnellate di questo materiale.
Lo zucchero contenuto nei tronchi delle vecchie palme potrà essere utilizzato per produrre gas metano: secondo le previsioni quello estratto da una tonnellata di tronchi sarà in grado di generare una media di 96 kilowatt di energia al giorno.
Grazie a queste soluzioni per produrre energia rinnovabile dagli scarti della produzione, il settore dell’olio di palma potrebbe cambiare l’immagine di “distruttore di foreste” e ciò contribuirebbe anche a promuovere il consumo a lungo termine, avvantaggiando i piccoli proprietari che controllano il 40% delle piantagioni, ma hanno difficoltà a finanziare il reimpianto delle palme.