Chernobyl torna nell’incubo. Un incendio divampato sabato scorso nei pressi della centrale nucleare ha fatto registrare un picco di radioattività di 16 volte i livelli normali.
A pochi giorni dal 34° anniversario del tragico incidente avvenuto al reattore 4 il 26 aprile del 1986, sono andati in fiamme 100 ettari di foresta nella cosiddetta “zona rossa”.
Le nubi e i fumi prodotti stanno facendo schizzare alle stelle i livelli di radioattività nell’area circostante.
I tre reattori rimasti hanno continuato a funzionare fino al 2000, quando è scattata la chiusura totale e l’istituzione di una zona di alienazione, nel raggio di 30 km dalla centrale.
Ospite silenziosa e inavvertita, la radioattività a Chernobyl si palesa ancora anche in assenza di incendi. Basta un colpo di vento, basta smuovere lo strato di foglie che ricopre il terreno e si risveglia di colpo.
Eppure l’industria della visita turistica all'ampia zona a un centinaio di km a nord di Kiev, al confine tra Ucraina e Bielorussia, chiusa in isolamento dopo il collasso della centrale nucleare il 26 aprile 1986, è fiorita negli anni.