La maggior parte delle aree marine protette d’Europa, istituite per salvaguardare specie e habitat, non raggiungeranno gli obiettivi di conservazione in quanto forniscono solo una protezione “marginale” contro attività industriali come il dragaggio, l’attività mineraria e la pesca a strascico, ha rivelato uno studio.
I bassi livelli di protezione nell’86% delle aree marine protette (AMP) hanno lasciato l’Ue ben lontana dal raggiungere i suoi obiettivi di biodiversità per il 2030, che sono progettati per ridurre il rischio di estinzione delle specie, spiegano i ricercatori in un articolo pubblicato sulla rivista One Earth.
L’Ue mira a proteggere il 30% dei suoi mari entro il 2030, con il 10% “strettamente” protetto da attività dannose. Per raggiungere quest’ultimo obiettivo, saranno necessari “cambiamenti radicali” nella regolamentazione delle attività nei suoi santuari marini.
Tuttavia, ad esempio, la maggior parte degli Stati membri dell’Ue non ha ancora definito misure sulla pesca a strascico, ad eccezione della Grecia, che è diventata il primo Paese a vietare la pesca a strascico nelle AMP all'inizio di quest'anno, e della Svezia.