Il tema della difesa di clima e ambiente spacca il gruppo di Viségrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria), l’alleanza dei membri orientali dell’Ue e della Nato. E, per la prima volta il governo di un paese membro dell’Unione, in questo caso la Cechia, denuncia l’esecutivo di un altro paese europeo davanti alla Corte di giustizia di Bruxelles per una controversia sulla politica ambientale e climatica.
Il nodo è la grande miniera di lignite a cielo aperto polacca di Turów, località vicina alla frontiera con la Repubblica Ceca. Il governo polacco è deciso ad ampliarla in modo drastico. Solo cosí, secondo Varsavia sarà possibile produrre abbastanza energia per la vitale economia nazionale compensando i tagli imposti dai limiti alle emissioni previsti dagli accordi nell’ambito dell’Ue.
Dura la replica di Praga. Il governo polacco, dicono i ministri del premier-tycoon Andrej Babis, ha ignorato ogni nostra richiesta di consultazione. L’esecutivo ceco fa anche notare che proteste e richieste di agire contro i danni ad ambiente e clima provocati da Turów sono cominciate dal 2016.
La lignite è considerata il tipo più tossico di carbone, e prossimità geografica e venti trasformerebbero il futuro gigantesco cratere di scavo di Turów in una terra dei veleni che oltrepassa ogni frontiera. Quella ceca, in caso estremo anche zone tedesche e austriache.