La Tunisia è la nuova discarica dell’Italia

Quasi 300 container di rifiuti sono stati portati da Salerno a Sousse (Tunisia) in violazione alle norme internazionali. Il ministro dell’Ambiente tunisino è finito agli arresti. Dai dati Ispra emerge che la Campania è la regione italiana che esporta più rifiuti all’estero: 184 mila tonnellate nel 2019

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La convenzione di Bamako del 1991 vieta l’importazione in Africa di scarti pericolosi, mentre quella di Basilea del 1989 per la regolamentazione dei movimenti transfrontalieri di rifiuti e il regolamento europeo 1013 del 2006 ne autorizzano l’esportazione verso un paese terzo solo se è in grado di riceverli e ha una fabbrica che possa procedere al loro riciclaggio. Secondo queste normative, i container non sarebbero mai dovuti partire da Salerno, sia perché i rifiuti classificati con il codice Y46 della convenzione di Basilea sono considerati ‘pericolosi’, sia perché la Soreplast non dispone di impianti di riciclaggio.

Il paese africano è la nuova discarica dell’Italia

Sono quasi 300 i container ‘incriminati’. Bloccati da mesi nel porto di Sousse (140 km da Tunisi), questi parallelepipedi arrivati dall’Italia sono al centro di uno scandalo ambientale, che ha coinvolto esponenti politici di alto livello in Tunisia, messo in luce un traffico di rifiuti milionario tra le due sponde del Mediterraneo e svelato il modo in cui la Campania ha deciso di risolvere la sua cronica emergenza rifiuti.

Denunciati come rifiuti plastici, i container in realtà conterrebbero gli scarti della raccolta differenziata domestica prodotta da sedici comuni del Cilento. Sono stati mandati nel paese nordafricano grazie a un accordo tra l’azienda ‘Sviluppo risorse ambientali’, con sede a Polla (provincia di Salerno), e la tunisina Soreplast. Le due imprese hanno stipulato un contratto nel 2019 per l’invio di 120 mila tonnellate di rifiuti “non pericolosi” in Tunisia al prezzo di 48 euro a tonnellata.

Una volta ottenute dalla regione Campania le autorizzazioni per l’invio dei materiali, il 22 maggio 2020 è partito il primo carico. Poi ne sono seguiti altri. E a quel punto, da un controllo delle dogane tunisine, è emerso che all’interno c’erano rifiuti domestici non valorizzabili e difficilmente riciclabili. È scattato il sequestro giudiziario. I container si trovano ancora sulla banchina del porto tunisino, dove sono parcheggiati al costo di 26 mila euro al giorno.

Nel frattempo, la procura di Sousse ha aperto un’inchiesta. A dicembre 2020, dodici persone sono state arrestate e altrettante indagate. In carcere sono finiti il ministro dell’Ambiente Mustapha Laroui, il suo capo di gabinetto, dirigenti dell’Autorità doganale, dell’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente e dell’Agenzia nazionale per la gestione dei rifiuti. L’amministratore unico dell’azienda Soreplast, Mohamed Moncef Noureddine, è tuttora irreperibile.

Seguendo un sistema di smaltimento che fa capo alla regione, l’azienda ‘Sviluppo risorse ambientali’ manda gli scarti della raccolta differenziata in Bulgaria, Lettonia, Portogallo e Turchia. Era la prima volta che li spediva in Tunisia. I dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale certificano che la Campania è la regione italiana che esporta più rifiuti all’estero: 184 mila tonnellate nel 2019. Per anni, la meta principale è stata la Cina. Ma nel 2018 il paese ha deciso di chiudere le frontiere all’immondizia europea e i rifiuti prodotti in Campania hanno finito per inondare tutto il bacino euromediterraneo.

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