Tre grandi multinazionali hanno acquistato 170mila chilometri quadrati di terra agricola in Ucraina, la cui estensione complessiva è pari 604mila kmq. I colossi coinvolti sono statunitensi: si tratta di Cargill, Dupont e Monsanto-Bayer (quest’ultima, attiva soprattutto nell’ambito dei concimi a differenza delle prime due più concentrate sui mangimi, è formalmente germano-australiana ma di capitale statunitense).
Tra gli azionisti si contano società finanziarie del calibro di Vanguard, Blackrock, Blackstone le quali, a loro volta, controllano importanti banche a livello globale e le principali società attive nell’industria bellica.
Il cerchio si chiude se poi si considera che mangimi e concimi hanno subito aumenti considerevoli ben prima dell’invasione russa dell’Ucraina. Una speculazione, quella portata avanti dai mercati finanziari, che arricchisce alcuni e rischia di mandare sul lastrico in tanti (soprattutto tra Africa e Medio Oriente).
Ma ad essere coinvolti non sono soltanto i colossi statunitensi, anche se sono proprio questi ultimi a rivetire il ruolo principale. L’Ucraina vanta infatti un primato nel Vecchio continente, che a livello globale è superato soltanto dall’Indonesia. Il paese è al secondo posto per investimenti transnazionali in agricoltura con oltre 3,3 milioni di ettari di terra sotto il controllo di società estere. Nelle prime cinque posizioni troviamo oltre a Kiev e al paese asiatico, anche Russia, Brasile e Papua Nuova Guinea.