È sfida con la Cina sul tema dei diritti umani anche dal fronte della moda. La decisione del colosso svedese dell’abbigliamento H&M di non rifornirsi più di cotone dalla regione cinese dello Xinjiang sta suscitando un contraccolpo, mentre il paese asiatico adotta una posizione sempre più risoluta contro le accuse di violazioni dei diritti umani. Nel frattempo i prodotti H&M sono scomparsi dalla piattaforma di e-commerce Alibaba.
L’anno scorso H&M ha dichiarato che non avrebbe acquistato cotone dallo Xinjiang e avrebbe concluso la sua relazione con un produttore cinese di filati per le accuse di “lavoro forzato" che coinvolgevano le minoranze nella regione. H&M China in una dichiarazione ha affermato che “non rappresenta alcuna posizione politica” e rimane impegnata in investimenti a lungo termine nel Paese.
I gruppi per i diritti umani affermano che almeno 1 milione di uiguri e altre minoranze per lo più musulmane sono stati incarcerati nei campi di prigionia nello Xinjiang, dove le autorità sono anche accusate di sterilizzare con la forza le donne e di imporre il lavoro forzato.
La Cina, che nega le accuse, non è il primo paese in cui H&M decide di fermare le importazioni di materiale: per la policy del colosso svedese già in passato sono stati bloccati i rapporti di forniture da Uzbekistan, Turkmenistan e Siria accusate di operare in regimi di lavoro non equo.