Quella telefonata arrivata all’ultimo minuto, poco prima dell’annuncio ai mercati, non deve essere andata giù al primo ministro olandese Mark Rutte. In quella comunicazione giunta domenica sera i vertici della Royal Dutch Shell hanno illustrato al governo dell’Aja l’intenzione di spostare nel Regno Unito il quartier generale del colosso petrolifero anglo-olandese.
Uno schiaffo per i Paesi Bassi, una benedizione per la Brexit e per il premier che l'ha realizzata, che si spiega in modo semplice: nel Regno Unito non si paga la tassa sui dividendi, mentre nei Paesi Bassi è del 15%.
Secondo i piani, l’amministratore delegato e il direttore finanziario di Shell avranno sede nel Regno Unito, dove la società terrà anche le riunioni del consiglio di amministrazione e del comitato esecutivo. La società sarà ancora quotata ad Amsterdam, Londra e New York, ma eliminerà le parole ‘Royal Dutch’ dal suo nome.
Le mosse annunciate lunedì 15 novembre arrivano settimane dopo che l’hedge fund Third Point ha rivelato una grossa partecipazione in Shell (pari a circa 750 milioni di dollari), invitando il produttore di petrolio e gas a dividersi in più società per aumentare le sue performance e il valore di mercato. Shell ha respinto le richieste affermando che le sue attività operano meglio insieme che separate.