L’industria italiana della difesa e aerospazio è nel mirino di Francia e Germania. Con il trattato del Quirinale la marcia di avvicinamento dei transalpini ai gioielli italiani del settore viene accelerata, anche se il testo alla firma - secondo l’Eliseo - non ha l’ambizione del trattato di Aquisgrana firmato da Emmanuel Macron e Angela Merkel il 22 gennaio 2019.
Quell’accordo ha dato origine a due grandi programmi militari di collaborazione fra le due sponde del Reno. Uno è il nuovo cacciabombardiere Fcas in cui sono coinvolte la francese Dassault e la parte tedesca di Airbus, con un grappolo di aziende soprattutto francesi dell’elettronica e armamenti. Il secondo programma militare è quello del futuro carro armato pesante, ‘Main battle tank’, che mira a sostituire entro il 2035 i Leclerc francesi e i Leopard 2 tedeschi. Un programma ufficialmente a trazione tedesca, che vede in campo due giganti degli armamenti come Rheinmetall e Knds.
L’Italia è tagliata fuori da questo programma con la piccola Oto Melara, azienda che produce blindati insieme a Iveco Defence Vehicles e può contare su un prodotto di punta a livello mondiale, il cannone navale da 76 millimetri. Adesso Oto è oggetto di attenzioni dei francesi e tedeschi. Leonardo, dopo aver per anni respinto le proposte di cedere il controllo di Oto, in luglio ha deciso di metterla sul mercato insieme a Wass, che fa siluri, sonar e altri armamenti subacquei.
C’è una proposta di acquisto di Knds (non è un’offerta vincolante), che valuta Oto e Wass circa 650 milioni. C’è anche un interesse di Fincantieri, con una valutazione più bassa. Sarà decisiva la parola del governo.