Italia, Francia e Germania: bilanci pubblici a confronto

Berlino ha preso la via di un aumento della spesa e anche del prelievo fiscale. Parigi argina la spesa mentre riduce le tasse. L’Italia non sceglie: aumenta la spesa e taglia il prelievo contributivo. Ma così non è sostenibile

Italia, Francia e Germania: bilanci pubblici a confronto

Molti dei fattori che appesantiscono i conti pubblici in Italia sono comuni a Francia e Germania. Tuttavia, vi sono rilevanti differenze.

Nel confronto 2024-2019, la Germania sembra aver fatto la scelta di aumentare la spesa, in particolare per aiuti alle imprese (+1,8 per cento) e investimenti pubblici (+0,6), al costo di aumentare la pressione fiscale, che sale di 0,7 punti percentuali di Pil. Tale scelta consente al governo di programmare una riduzione del debito pubblico dal 66,1 per cento del 2022 al 64,8 per cento nel 2024.

La Francia ha fatto una scelta diversa. Analogamente all’Italia, sta riducendo la pressione fiscale (-0,6 per cento) non attraverso i contributi sociali, ma tramite riduzioni di imposte. Tuttavia, a differenza di Roma, Parigi programma un aumento molto modesto delle spese: +0,5 per cento a fronte del +2,2 dell’Italia. Nel complesso, anche la Francia riesce a programmare una riduzione del debito pubblico, dal 111,8 per cento del Pil nel 2022 al 109,7 nel 2024. La scelta francese mostra soprattutto che le tendenze all’aumento della spesa non sono ineluttabili: possono essere quantomeno arginate.

Naturalmente, queste sono in parte intenzioni e non è detto che si traducano in fatti o comunque in fatti sufficienti a raggiungere gli obiettivi stabiliti di riduzione del debito. In particolare, nel caso della Germania la sentenza della Corte costituzionale del 15 novembre scorso getta un’ombra sulla solidità dell’impianto di bilancio del governo. In ogni caso, sia la Germania che la Francia sembrano avere un modello che in linea di principio può essere considerato sostenibile.

L’Italia è invece in mezzo al guado perché non sembra aver deciso quale modello seguire in quanto cerca di aumentare la spesa e al tempo stesso ridurre la pressione fiscale, il che si traduce in un debito pubblico che non scende e verosimilmente, come ha previsto la Commissione europea, salirà già dal prossimo anno. Alla luce dell’alto debito pubblico dell’Italia, quella di rimanere in mezzo al guado non sembra un’alternativa possibile.

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