Il sistema sanitario italiano viaggia su livelli di finanziamento pubblico ormai strutturalmente lontani da quelli abituali nei principali Paesi europei. I numeri snocciolati dalla Corte dei conti parlano chiaro: la spesa pubblica italiana per la sanità oscilla oggi intorno ai 131 miliardi, contro i 427 della Germania, i 271 della Francia e i 230 del Regno Unito. Nel rapporto al prodotto interno lordo, che misura in modo più efficace il confronto internazionale, l’Italia si ferma al 6,8 per cento, mentre la Germania arriva al 10,9, la Francia al 10,3 e il Regno Unito al 9,3.
Occorre considerare che, fra 2016 e 2022, l’Italia ha realizzato la crescita economica più modesta fra i grandi Paesi del continente, con un +6,6 per cento che si confronta con il +8,5 della Germania, il +8,2 della Francia e il +10,2 del Regno Unito. Ma è anche l’unica ad aver aumentato la spesa sanitaria meno del prodotto interno lordo: nello stesso periodo il contatore segna +6,6 per cento, mentre Berlino, Parigi e Londra hanno fatto segnare valori fra il 24,8 e il 25,4, a ritmi cioè circa quattro volte superiori a quelli italiani.
In sintesi estrema, a parità di potere d’acquisto, la spesa sanitaria italiana per abitante (3.255 dollari all’anno;, circa 3.018 euro) è il 47 per cento di quella tedesca (6.930 dollari) e il 57,9 di quella francese (5.622).
E il settore privato brinda. Gli italiani si caricano direttamente per prestazioni a pagamento una spesa annua da quasi 920 euro a testa, coprendo per questa via il 21,4 per cento del costo complessivo della sanità italiana. I tedeschi invece si attestano all’11 per cento del totale, 882,6 euro in termini nominali, i britannici a 763,9 euro (13,5 per cento) e i francesi non vanno oltre i 544,9 euro, coprendo così l’8,9 per cento della spesa complessiva.