Un decimo della forza lavoro, che in termini assoluti si traducono in 17.000 persone. Il taglio, annunciato venerdì da Kelly Ortberg, amministratore delegato di Boeing, mira a salvare la compagnia aerea.
I problemi hanno cominciato ad emergere qualche anno fa, con due incidenti che hanno coinvolto i 737 Max 8, sollevando dubbi sulla sicurezza dei prodotti. A gennaio poi il portellone di un 737 Max 9 dell’Alaska Airlines si è staccato in volo. A tutto questo si aggiunge la crisi del Covid. Boeing non fa profitti dal 2018 e il suo debito è salito a 58 miliardi.
Se ciò non bastasse, i 33.000 dipendenti iscritti al sindacato International Association of Machinists and Aerospace Workers sono entrati in sciopero, chiedendo aumenti del 40%. S&P ha minacciato di ridurre il rating delle azioni al livello spazzatura, qualora la mobilitazione dovesse proseguire.
Ortberg ha intanto varato un piano che cambia anche la strategia industriale. Boeing smetterà di produrre i cargo 767, mentre le prime consegne del nuovo aereo per le tratte internazionali, il 777X, annunciate nel 2013, previste inizialmente nel 2020, verranno ora rimandate al 2026.