Amazon vola verso i 1.000 miliardi di dollari di capitalizzazione. Il colosso di Jeff Bezos si avvicina ad un limite superato per ora solo da Apple, nonostante gli attacchi bipartisan.
Oltre a quelle di Donald Trump, sono arrivate le critiche di Bernie Sanders. Il senatore democratico ed ex candidato alla Casa Bianca attacca: “Non sono solo i bassi salari a preoccupare. Ma anche le informazioni sulle condizioni di lavoro”.
Il presidente Usa nei giorni scorsi si è ripetutamente scagliato contro Google e i social media, accusandoli di essere politicizzati. Le critiche ad Amazon riguardano, ufficialmente, le troppo poche tasse pagate. Ma nel mirino di Trump c'è il Washington Post, il cui proprietario è lo stesso Bezos.
Intanto la multinazionale piovra continua la sua scalata. Dall'inizio dell'anno Amazon è salita in borsa del 71%. E, dalla fine del 2014, la crescita è stata del 550%, che corrisponde a un incremento del valore pari a 800 miliardi di dollari. Niente male per un’azienda che ha iniziato ad operare nel 1994 vendendo libri online e che, oggi, controlla il 40% dell'e-commerce. Se il trend dell’ultimo anno proseguisse, il titolo potrebbe sfondare quota 4 mila nell'estate del 2019.
Anche il servizio Prime – che consente al costo annuale di 99 dollari di ricevere il pacco entro due giorni – vola. Alcuni analisti stimano che il 53,8% delle famiglie statunitensi che sono collegate alla rete da casa è abbonato a Prime. E, proprio per soddisfare sempre di più i propri clienti, Amazon sta investendo in punti di smistamento più vicini alle città, con la creazione di 130 mila posti di lavoro negli Stati Uniti entro l’anno.
La figura del carismatico fondatore funziona e Amazon attrae talenti mondiali. Continua a investire in opportunità di crescita. E riesce ad offrire ai clienti prezzi competitivi, consegne rapide e un servizio eccellente. Ma c’è anche un lato ancora in parte oscuro in tutto questo successo, di cui ha parlato anche Sanders, ovvero le condizioni di lavoro offerte ai dipendenti.