I tempi per il ritorno in volo del 737 Max si allungano e costringono Boeing a una sospensione a partire da gennaio della produzione del velivolo, a terra da mesi dopo due incidenti in Indonesia e in Etiopia che hanno causato 346 vittime. L’annuncio affonda i titoli Boeing ma al momento lo stop non si tradurrà in alcuna riduzione della forza lavoro.
Lo stop temporaneo segue il taglio di un quinto della produzione deciso lo scorso aprile. Boeing ha comunque continuato a produrre 40 aerei 737 Max al mese da marzo, quando le autorità mondiali hanno deciso la messa a terra del velivolo.
Ora però la società è costretta a una mossa più estrema in seguito all’incertezza per un ritorno nei cieli del 737 Max. Inizialmente la messa a terra del velivolo sembrava essere destinata a protrarsi per un periodo limitato. È invece da marzo che il 737 Max non vola, e non è chiaro quando e se potrà tornare a volare.
La Federal Administration Aviation non si sbilancia sui tempi, consapevole che la posta in gioco è alta. Secondo alcune indiscrezioni, l’Agenzia sapeva già dopo il primo incidente della Lion Air che l’aereo era a rischio, ma nonostante ciò non è intervenuta.
Per Boeing una sospensione della produzione rappresenta un duro colpo a uno dei suoi modelli di punta: sono 383 i 737 Max a terra da marzo e 400 quelli pronti per la consegna ma che sono stati bloccati. E il colosso ha già visto calare il proprio utile di 5,6 miliardi di dollari e ha previsto ulteriori 3,6 mld di costi per il programma 737.
Ma lo stop preoccupa anche l’economia Usa per la quale Boeing, il maggiore esportatore manifatturiero statunitense, e la sua produzione costituiscono un volano importante. L’incapacità di Boeing di consegnare i velivoli da marzo ha già avuto ripercussioni negative sul deficit commerciale della prima economia al mondo.