“Ci auguriamo che i legislatori agiscano e approvino una legge a favore della legalizzazione della marijuana negli Stati Uniti”. Con queste parole scritte in un post il colosso fondato da Jeff Bezos apre alla cannabis. Nel lanciare il proprio appoggio, la multinazionale annuncia anche un netto cambio di posizione: nel programma di controlli che precedono l’assunzione dei lavoratori non ci sarà più la marijuana. A marzo il colosso di Seattle è stato accusato di aver violato la legge di New York per aver sottoposto i candidati ai test per l’uso di marijuana ormai vietati.
Amazon, che punta a registrare nel secondo trimestre dell’anno un fatturato da 110-116 miliardi di dollari, ha inoltre annunciato che i lavoratori avranno più tempo per fare delle pause. Questa decisione arriva sulla scia di nuove accuse da parte dei sindacati statunitensi che ritengono che il gruppo di Seattle non tuteli a sufficienza la salute dei propri dipendenti.
Secondo un rapporto sindacale, “i lavoratori nei siti di Amazon subiscono infortuni più frequentemente e più gravemente che nei magazzini di altre aziende” e, lo scorso anno, quasi il 6% dei lavoratori dei centri di smistamento del colosso è stato vittima di un incidente che lo ha costretto a fermarsi temporaneamente.