L’imprenditrice statunitense Elizabeth Holmes, fondatrice e CEO di Theranos è stata condannata da un tribunale federale della California. Colpevole per la più grande truffa di sempre nell’ambito delle start up.
Ora rischia fino a 20 anni di carcere: la pena sarà decisa in una delle prossime udienze del processo, iniziato a settembre del 2021. La donna è stata giudicata colpevole per quattro capi d’accusa, compreso quello di avere mentito agli investitori di Theranos. È stata invece giudicata innocente per altri quattro capi d’accusa che riguardavano i suoi rapporti con i pazienti delle sperimentazioni.
La manager, 37enne, era accusata di avere mentito e ingannato per anni investitori e clienti della società, promettendo loro una tecnologia per le analisi del sangue che avrebbe dovuto rivoluzionare la sanità, ma che alla fine invece non fu mai sviluppata.
Secondo quanto raccontava la Holmes la sua azienda aveva costruito una macchina delle dimensioni di un computer fisso che permetteva di fare le analisi del sangue prelevando dai pazienti un campione di sangue da un polpastrello.
Il macchinario di Theranos, sempre secondo la CEO, poteva effettuare fino a duecento esami diversi con una goccia di sangue, inclusi quelli per l’HIV e per cercare virus di qualsiasi tipo. Tutto inventato. Le sue promesse non furono mai mantenute, ma la donna riuscì ad ingannare personaggi noti e a costruire un suo impero.
A partire dal 2003 la Holmes iniziò a raccogliere centinaia di milioni di dollari da grandi investitori fra cui il magnate Rupert Murdoch, facendo raggiungere a Theranos una valutazione di 9 miliardi di dollari in una decina d’anni.
Un castello di carta che dal 2015 iniziò a mostrare le prime crepe. Tutto prese il via da un’inchiesta del Wall Streett Journal che rivelò come la Holmes e l’ex direttore generale di Theranos, Ramesh “Sunny” Balwani, con cui Holmes aveva una relazione, avevano raccontato falsità sulle dimostrazioni pratiche del macchinario. Theranos fu liquidata nel 2018.
Durante il processo, la Holmes ha respinto tutte le accuse e si è difesa spiegando di non essersi mai resa conto che la tecnologia su cui si basava il macchinario di Theranos, che era sviluppata dal suo dipartimento tecnologico, in realtà non funzionasse.