Amazon, la piovra che si alimenta dei nemici: più cresce il numero dei suoi avversari più il gigante del commercio on-line creato da Jeff Bezos aumenta il fatturato.
Ultimo esempio? Negli stessi giorni in cui Trump l’ha attaccata ripetutamente con tweet al veleno, Amazon, con 767 miliardi di dollari, pur con un calo del 12% del titolo a causa degli attacchi del presidente degli Stati Uniti, è diventata la seconda società per capitalizzazione quotata a Wall Street.
Quasi un modo per spolverarsi di dosso le tre accuse lanciate dall’inquilino della Casa Bianca: Amazon non paga le tasse, distrugge il piccolo commercio e danneggia le Poste federali. Quest’ultimo aspetto è forse quello meno veritiero: lo US Postal Service, in grave difficoltà finanziaria di suo, certo concede tariffe agevolate al colosso del commercio on-line, ma, come vuole il suo statuto – ogni tariffa applicata deve almeno ripagare il costo della consegna.
Sulla questione delle tasse non pagate a sufficienza, Trump si trova nella singolare condizione di dire una cosa giusta ma di essere causa dello stesso problema: in effetti è vero che il colosso con sede a Seattle, riesce a pagare poche tasse, ma ora potrà pagarne ancora meno grazie alla riforma fiscale voluta dallo stesso Trump! L'anno scorso, nei 46 stati dove paga tributi, ha pagato in tasse 957 milioni a fronte di un fatturato totale di 178 miliardi. C'è da dire che l'utile è stato di "soli" 3 mld, a causa di una feroce politica di ribasso dei prezzi. Di qui tra l'accusa di concorrenza sleale mossa dalle catene dei supermercati.
Per tutta risposta la piovra di Bezos si è mangiata una delle più grandi, Whole Foods, ha mandato in rovina decine di altre catene della grande distribuzione, e quelle che ancora resistono, tipo Walmart, ormai arrancano per sopravvivere. E la voracità aumenta: Amazon sta per sbarcare anche nel settore delle banche, con un accordo con JpMorgan Chase.