Vladimir Putin requisisce aziende straniere per regalarle ai suoi amici oligarchi e tra i grandi gruppi europei ancora attivi in Russia cresce il timore di una lunga sequenza di espropri. Nei giorni scorsi Mosca ha espropriato le filiali di Carlsberg e Danone. La prima è andata a Yakub Zakriev, parente del leader ceceno Ramzan Kadyrov, mentre l’uomo d’affari Taimuraz Bolloev è stato messo a capo del ramo russo del colosso alimentare francese.
Gli espropri sono una risposta del Cremlino alle sanzioni dell’Occidente. Anche questa è guerra e anche l’Italia si trova in prima linea. Brand, ad esempio, come Pirelli e Barilla vantano da molti anni una presenza importante in Russia, con stabilimenti che danno lavoro a migliaia di dipendenti. È possibile che anche questi gruppi diventino un bersaglio delle vendite forzate decise da Putin.
Sotto scacco sono anche altre imprese internazionali come Philip Morris, Auchan, Pepsi Cola, Nestlé e Procter & Gamble. Del gruppo fanno parte le due maggiori banche tricolori, Intesa e Unicredit. Tuttavia, va anche detto che per le grandi aziende europee e americane è diventato molto complicato, e costoso, abbandonare il paese più esteso al mondo. In pratica le attività devono essere cedute con uno sconto pari alla metà del loro valore di mercato e il 10 per cento del ricavato deve essere versato nelle casse dello Stato russo. Non proprio un affare.