"Nell’attuale fase di ripresa economica, il modello di crescita dell’economia italiana assume caratteristiche diverse rispetto a quello dei principali paesi europei maggiormente orientati all'innovazione e alla creazione di occupazione qualificata". In pratica, poca R&S e bassa qualificazione dei nuovi occupati: è questa l’amara constatazione che introduce l’approfondimento sulla produttività nel rapporto Istat sull’Italia presentato martedì 22 maggio.
Nel 2018 la produttività del lavoro italiana è attesa aumentare dello 0,6% a fronte di un incremento dell’1,3% in Germania e dell’1,2% in Francia (Commissione europea, previsioni di primavera 2018).
Uno dei motivi del ritardo italiano dipende dai beni intangibili, come emerge dalla comparazione, ad esempio, con la Francia, dove a partire dal 2008 la quota di investimenti in beni della proprietà intellettuale sul Pil è aumentata in media rispetto al periodo precedente. Nel 2017 la percentuale nel paese transalpino era salita al 5% - di cui il 2,2% in R&S - superando quella degli investimenti in beni tradizionali (beni tangibili, 4,9%). Questa dinamica evidenzia un processo di potenziale sostituzione tra le due tipologie di asset con ricadute positive sulla crescita della produttività.
È proprio per questo che, secondo il rapporto, è auspicabile “accelerare la transizione del sistema produttivo italiano verso un modello di sviluppo basato sulla conoscenza, attraverso un aumento della propensione innovativa delle imprese e delle istituzioni, oltre ad una maggiore valorizzazione del capitale umano”, spiega il rapporto. Che, poi, aggiunge: "Sarebbe in tal modo possibile ritrovare il sentiero smarrito di aumento della produttività". Intanto, si conferma anche per il 2018 il differenziale di crescita a sfavore dell’economia italiana rispetto ai principali partner europei.