"Non è aumentando la spesa pensionistica che si può far crescere l'economia del nostro paese, è esattamente il contrario". È l'attacco frontale sferrato dal presidente dell'Inps alla manovra del governo Conte.
Secondo l’idea di Tito Boeri, l'aumento dello spread porta alla riduzione dei rendimenti di molti fondi pensione. E, a sua volta, significa pensioni più basse per molti lavoratori e in prospettiva una situazione di maggiore difficoltà per la crescita, con minori possibilità di finanziamenti e liquidità per le imprese.
Pertanto, "se l’obiettivo è tutelare il potere di acquisto dei pensionati - ha aggiunto l'economista - bisogna pensare a misure di crescita che assegnino maggiore importanza al lavoro e all'aumento della produttività".
Risorse finanziarie a inattivi e disoccupati? È un errore, così la pensa il presidente dell’Inps: "Trasferire risorse a chi non lavora è un percorso sbagliato”. Invece, ci vuole più occupazione. Ecco allora che la via maestra sarebbe allora quella di alleggerire gli oneri su chi lavora. Ma, per Boeri, il governo si sta muovendo nella direzione opposta: “Triplicare l'afflusso di chi va in pensione e di chi non lavora, significa colpire la fiscalità generale. Tutto ciò aumenta la spesa generale e diminuisce i contributi".
Inoltre, dato che l’economia non è aritmetica ma una scienza, non c’è alcun automatismo tra pensione e lavoro. Il presindente dell'Inps ha chiarito che “per una persona che va pensione non è detto che un’altra entri nel mercato del lavoro. Anzi, la storia insegna che più prepensionamenti si traducono in una maggiore disoccupazione giovanile.”