Tensione nella maggioranza sul salario minimo. Oltre all'Italia, gli unici paesi europei a non prevedere alcuna forma di salario minimo sono Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, e Svezia.
Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo (M5s), ha riproposto la soglia dei 9 euro lordi l’ora. In pratica, nessun lavoratore potrebbe prendere meno di questa cifra. Che funzionerebbe da parametro per la stessa contrattazione, che quindi non potrebbe fissare minimi di retribuzione inferiori a 9 euro lordi orari, oppure si applicherebbe direttamente ai lavoratori privi di copertura contrattuale.
Nettamente contraria Italia viva, il partito di Matteo Renzi, ma perplessità sono emerse anche in Liberi e uguali ("lo schema che ci ha proposto la ministra non mi convince, dobbiamo salvaguardare il ruolo delle parti sociali", dice Guglielmo Epifani), mentre il Pd sta cercando di mediare.
Secondo l’Istat, se venisse introdotto il salario minimo a 9 euro lordi l’ora, dovrebbero essere adeguate le retribuzioni di 2,9 milioni di lavoratori per un incremento medio annuo di 1.000-1.073 euro pro-capite. Si tratterebbe in particolare di donne e giovani, e soprattutto nel Mezzogiorno e nei settori dell’artigianato e dei servizi (ma problemi ci sarebbero anche in alcune categorie dell’industria, per esempio i tessili).
Il M5s insiste: i 9 euro lordi l’ora sono indispensabili per contrastare il fenomeno dei lavoratori poveri. Ma i sindacati temono che un eventuale salario minimo legale, benché non sostitutivo della contrattazione, indebolirebbe il loro ruolo.
Le imprese, dal canto loro, giudicano la soglia dei 9 euro assolutamente insostenibile. Secondo le valutazioni dell’Istat depositate in Parlamento, il costo del lavoro per le imprese salirebbe di 4,3 miliardi di euro l’anno. Inoltre, un minimo di 9 euro sarebbe simile a quello della Germania (9,19 euro) dove però le retribuzioni sono nettamente più alte che in Italia.