“Esiste un evidente squilibrio nella distribuzione del valore lungo la filiera favorito anche da pratiche commerciali sleali che strangolano gli agricoltori con prezzi al di sotto dei costi di produzione – sottolinea la Coldiretti – . A circa tre anni dall’approvazione della legge sul caporalato l’esperienza dimostra che la necessaria repressione da sola non basta ed è invece necessario agire anche sulle leve economiche che spingono o tollerano lo sfruttamento, dalla lotta alle pratiche commerciali sleali fino alle importazioni low cost da Paesi a rischio dove viene addirittura sfruttato il lavoro minorile, forzato e sfruttamento delle minoranze, dal riso asiatico all’ortofrutta sudamericana fino alle nocciole turche che fanno concorrenza sleale alle imprese impegnate a garantire la tutela del lavoro, del territorio e della sicurezza alimentare.”
Quasi 1 prodotto alimentare su 5 importati in Italia non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti nel nostro Paese - a partire da quella sul caporalato - dove arrivano spesso con agevolazioni anche grazie agli accordi preferenziali stipulati dall’Ue.