Dal Dopoguerra, e prima del Covid, il peggior anno per la cassaintegrazione in Italia era stato il 2010. In quell’anno erano state autorizzate circa 1.200.000.000 di ore.
Poi è arrivata la pandemia. Quest’anno (fino a maggio) sono state già concesse 1.800.000.000 di ore. Per un costo pari a 21 miliardi di euro. Probabilmente a fine anno si arriverà a 3 mld di ore.
Quindi, se l’intento è prorogare fino a dicembre il blocco dei licenziamenti, il governo dovrà fare attenzione a non commettere un errore che potrebbe rivelarsi fatale: la misura dovrà andare in parallelo con l’estensione della cassa integrazione (l’esecutivo potrà contare sui fondi messi a disposizione dal programma europeo ‘Sure’).
Altrimenti il rischio è che numerose imprese, nell’impossibilità di licenziare, non potranno fare altro che chiudere.
C’è poi un altro problema (ovvero cosa avverrà a partire da gennaio 2021) rispetto al quale l’Ocse ci ha messo in guardia. “Con la riapertura dell’economia parte del crollo occupazionale e di ore di lavoro sarà riassorbito, ma non tutto – ha avvertito l’economista Garnero -. Per alcuni settori, meno resilienti e anticiclici, la domanda non tornerà ai livelli pre crisi.”
“Ora viene il difficile – ha aggiunto Garnero - perché è necessario un mix di politiche molto più raffinato che da una parte protegga i lavoratori e dall’altra stimoli la creazione di nuovi posti di lavoro”.
Il governo dovrà tenere conto (sin da ora) di queste parole se non vuole che la ‘tempesta perfetta’ si avveri davvero.