Secondo una ricerca di via Nazionale, la cassa integrazione speciale per far fronte alla pandemia e il divieto ai licenziamenti economici ha consentito a 600 mila lavoratori a tempo indeterminato di non ritrovarsi a casa, o meglio a cercare “un nuovo impiego in un momento particolarmente difficile, soprattutto in caso di lockdown”.
Considerando l’impatto della pandemia, è ragionevole stimare che i licenziamenti del 2020 sarebbero stati 700 mila, di cui 200 mila dovuti al Covid e per circa 500 mila ‘fisiologici’.
L'intervento del governo ha però scongiurato questo numero. “L’ampia copertura garantita dalla CIG-Covid e dalle altre politiche avrebbe potuto prevenire la gran parte dei licenziamenti addizionali dovuti alla crisi da Covid-19 (circa 200 mila), mantenendo il numero di licenziamenti nel 2020 sui livelli dell’anno precedente anche a prescindere dalla normativa di blocco”, dice lo studio. Se alla cassa però si aggiunge l’effetto del blocco dei licenziamenti, la conclusione è che “l’insieme delle politiche del governo avrebbe pertanto impedito finora circa 600 mila licenziamenti”.
Le stime suggeriscono, inoltre, che un’interruzione simultanea sia della Cig-Covid sia del blocco dei licenziamenti dovrebbe essere valutata con estrema cautela al fine di evitare possibili brusche cadute (cliff effects). In prospettiva, quando il migliorare delle condizioni congiunturali lo consentirà, una rimozione graduale del blocco dei licenziamenti potrebbe accompagnarsi al mantenimento di un accesso ampio alla Cig-Covid".