Dopo lo sblocco dei licenziamenti e l’avviso comune raggiunto a palazzo Chigi da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria per ulteriori 13 settimane di cassa integrazione, sono arrivate le docce fredde.
La prima, sabato 3 luglio, ai 152 lavoratori della Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto, in provincia di Monza e Brianza, liquidati con una mail alla fine del turno pomeridiano. L’azienda, di proprietà del fondo americano Quantum Capital Partner, ha giustificato la decisione con la crisi perdurante dello stabilimento aggravatasi nei mesi di pandemia.
Il 9 luglio è stata la volta dei 422 dipendenti della Gkn: il fondo Melrose ha comunicato la chiusura totale dello stabilimento e la procedura di licenziamento. A distanza di pochi giorni, il 15 luglio, si è tenuto l'incontro al Mise ma al tavolo in Prefettura con la viceministra Alessandra Todde, il fondo britannico ha delegato un legale che ha solo confermato l’intenzione dei vertici.
Lunedì (19 luglio) è poi toccato ai 106 lavoratori della Timken di Brescia, settore automotive e proprietà statunitense, licenziati senza alcun ricorso agli ammortizzatori.
Tuttavia, secondo la Banca d’Italia, “l’impatto della rimozione dei provvedimenti di blocco dei licenziamenti sull’occupazione complessiva viene in larga misura compensato dalle nuove assunzioni”. È quanto stima l’Istituto nel bollettino economico secondo cui “nel prossimo triennio le ore lavorate aumenterebbero di oltre l’11% riportandosi alla fine del 2022 sui valori precedenti la pandemia. Anche il numero di occupati è previsto espandersi “nei prossimi trimestri, tornando al di sopra dei livelli pre-crisi entro i primi sei mesi del 2023”.