Gli accordi che vietano ai dipendenti di fare concorrenza all’ex datore di lavoro, dopo la chiusura del contratto, sono considerati normalmente un accettato strumento di tutela dei segreti e degli investimenti aziendali.
Il problema è che spesso vengono imposti a lavoratori con mansioni che non prevedono l’acquisizione di conoscenze riservate: studi sul mercato statunitense dimostrano, per esempio, che sono largamente applicate ai contratti di parrucchieri e lavoratori del fast food.
Il fenomeno riguarda anche l’Italia, dove il 16% dei contratti contiene clausole che limitano la mobilità futura di 2 milioni di lavoratori, danneggiandone così carriera e salario.
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