Solo lo 0,5% dei nuovi contratti a tempo determinato in Italia supera i 12 mesi

La precarietà sembra ormai fuori controllo. La flessibilità estrema del mercato del lavoro nel nostro Paese ha raggiunto livelli indecenti e insostenibili, per i lavoratori e per l’economia tutta.

Solo lo 0,5% dei nuovi contratti a tempo determinato in Italia supera i 12

L’occupazione in Italia continua a crescere. E questa è una buona notizia. Parlano chiaro i dati della ‘Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione’ per il secondo trimestre del 2022 elaborati da ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal: crescono le posizioni lavorative dipendenti (+159 mila in tre mesi e +735 mila in un anno per il ministero del Lavoro); crescono i contratti a tempo indeterminato (+310 mila rispetto al 2021) e anche quelli a tempo determinato (+425 mila) che sono in aumento per il quinto trimestre consecutivo.

Solo che di questi ultimi appena lo 0,5% ha una durata superiore all’anno, mentre il 37% dura meno di 30 giorni. Il 36% delle nuove posizioni a termine va da 2 a 6 mesi; il 23,7% massimo una settimana; il 13,3% solo 1 giorno. Ed è il settore dell’informazione e della comunicazione, che include attività cinematografiche, televisive ed editoriali spiega la Nota, a registrare il record del 63,8% dei contratti di appena una giornata.

Nella giungla contrattuale che caratterizza il mercato del lavoro dello Stivale, ci sono poi le altre forme ancora più precarie con i lavoratori a chiamata, in somministrazione e gli occasionali, cresciute sensibilmente quest’anno rispetto al 2021.

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