Le case che producono auto elettriche non sono poi così “green”. Non riescono a frenare gli abusi dei diritti umani, incluso il lavoro minorile, legato all'estrazione di minerali necessari per le batterie. La dura accusa proviene da Amnesty International, che punta l’indice contro il mancato segnalamento da parte delle aziende globali (ci sono alcune eccezioni tra le quali Bmw, Daimler e Renault) delle catene di approvvigionamento dei loro prodotti.
Secondo l’organizzazione con sede a Londra, trovare soluzioni efficaci alla crisi climatica è un imperativo assoluto, e le auto elettriche hanno in tal senso un ruolo importante da svolgere. Ma senza cambiamenti radicali, le batterie che alimentano i veicoli verdi continueranno a essere macchiate da violazioni dei diritti umani. Secondo l’Unicef nel mondo sono 150 milioni i bambini fra i 5 e i 14 anni coinvolti nel lavoro minorile, nei paesi più poveri quasi un bambino su quattro.
La tendenza è destinata a crescere visto che la domanda di auto elettriche potrebbe salire alle stelle, aumentando oltre trenta volte entro il 2030, secondo Bloomberg. Ciò significa che anche la domanda di litio - un componente chiave delle batterie - potrebbe aumentare drasticamente nel prossimo decennio.