Il 2025 è cominciato con un ritorno al passato. In Gran Bretagna (e non solo) molte aziende stanno optando per il ridimensionamento, e in alcuni casi l’annullamento, dello smart working. Prima tra tutte Amazon: dipendenti nel Regno Unito e nel resto del mondo devono presentarsi al lavoro cinque giorni a settimana.
Anche Bt (società di telecomunicazioni britannica) ha fatto sapere ai suoi 50mila dipendenti che devono lavorare in ufficio almeno tre giorni a settimana e che le loro presenze verranno monitorate. PwC ha comunicato ai propri 26mila dipendenti che dal primo gennaio devono presentarsi in ufficio per “un minimo di tre giorni” a settimana e passare almeno il 60% del loro tempo con i clienti. Catene di supermercati come Asda e società tech come la banca online Starling stanno imponendo ai dipendenti di tornare al lavoro con più regolarità.
Si tratta di un’accelerazione di una tendenza già in atto: la percentuale di lavoratori britannici che fanno solo smart working è infatti crollata dai tempi della pandemia. Un mix tra lavoro tradizionale in ufficio e lavoro da casa è ora la preferenza della maggior parte dei lavoratori. Ad esempio, la City londinese è semi-deserta il lunedì e il venerdì.
Imporre il ritorno al lavoro cinque giorni a settimana potrebbe, invece, rivelarsi un boomerang: possono ‘permetterselo’ soprattutto le imprese che non hanno difficoltà particolari a reclutare personale. In diversi casi, infatti, i dipendenti hanno preferito licenziarsi piuttosto che tornare in ufficio a tempo pieno.
Resta il fatto che la tendenza a riportare i lavoratori in ufficio non è soltanto britannica: in Germania grandi nomi, da Deutsche Telekom a Volkswagen, hanno deciso un giro di vite sullo smart working, alcuni imponendo tre giorni a settimana, altri quattro, in ufficio, soprattutto per i manager.