In un continente che si distingue per i suoi sistemi di welfare, la chiusura delle scuole minaccia di rafforzare le divisioni basate su istruzione, origine e classe sociale. Rispetto al resto del mondo, l’Europa non se l’è cavata male durante la pandemia.
La maggior parte delle scuole ha riaperto in autunno, mentre in Sud America e in Asia meridionale sono rimaste chiuse. Ma la seconda ondata ha costretto molte scuole europee a chiudere di nuovo. Questo è un danno per tutti gli studenti, ma a essere colpiti più duramente sono i più poveri e i più vulnerabili.
Secondo il ministero dell’istruzione francese, il lockdown della scorsa primavera ha aumentato di vari punti il divario nei voti ottenuti agli esami tra le scuole normali e quelle in aree disagiate.
In Germania con il primo lockdown le ore dedicate allo studio sono precipitate da 7,4 a 3,6 al giorno.
Un’analisi dei risultati degli esami di fine anno condotta nei Paesi Bassi ha portato a una scoperta deprimente: durante la chiusura della scorsa primavera lo studente medio non ha appreso assolutamente nulla. Per i ragazzi con genitori poco istruiti è andata ancora peggio e dopo i primi due mesi di didattica a distanza si sono ritrovati a sapere meno di prima.