Tutto ruota attorno al concetto di stipendio “decente”. Il gruppo Michelin ha elaborato una propria interpretazione, annunciando ufficialmente l’introduzione di una nuova misura che varrà come “una base di protezione sociale universale” per i suoi 132mila dipendenti nel territorio francese e in giro per il mondo.
La multinazionale transalpina degli pneumatici - fondata nel maggio 1889 dai fratelli Édouard e André Michelin a Clermont-Ferrand, geograficamente al centro della Francia - ha preso tale decisione per garantire ai propri lavoratori una remunerazione che rappresenti a pieno la definizione del “living wage”, così come è stato individuato dal patto mondiale delle Nazioni Unite.
Nelle intenzioni di Michelin lo stipendio decente dovrebbe consentire a “ogni dipendente di sopperire ai bisogni essenziali” con cui ciascuna famiglia composta da quattro persone si trova a fare i conti quotidianamente, come per esempio le spese alimentari e per la salute, quelle per i trasporti e l’istruzione. Ma il salario dovrà essere utile anche ad accumulare risparmio e ad acquistare i cosiddetti beni di consumo.
Le cifre individuate definiscono un salario annuale decente quello minimo di 39.638 euro nella carissima Parigi e quello minimo di 25.356 euro a Clermont-Ferrand. Il salario minimo previsto per legge in Francia equivale a 21.203 euro lordi annui e non è sufficiente agli occhi di Michelin.