Il Governo spagnolo ha inviato al Parlamento una proposta di riforma radicale del mercato del lavoro.
Nel documento si parla espressamente di tre tipi di contratti (uno stabile, un altro temporaneo e un terzo di formazione) e di tre, anzi quattro, priorità: riduzione della disoccupazione giovanile, l’ammodernamento delle politiche attive per l’occupazione, la digitalizzazione dei servizi pubblici per l’occupazione e un nuovo modello di contrattazione collettiva.
L’idea è di ridurre la precarietà che affligge il mercato del lavoro spagnolo, che evidenzia un tasso di disoccupazione e di inoccupazione tra i più alti dell’Ue.
Il progetto di riforma, che riguarda anche il fisco e le pensioni, include un’analisi dell’evoluzione degli investimenti pubblici in Spagna negli ultimi anni: dalla creazione dell’Unione economica e monetaria fino alla crisi del 2008, gli investimenti pubblici annuali avevano superato in media il 4% del Pil, posizionandosi al di sopra della media europea. Questa tendenza si è tuttavia invertita nell’ultimo decennio. Mentre gli investimenti nell’Ue sono rimasti relativamente stabili al 3% del Pil, in Spagna si sono dimezzati, raggiungendo solo il 2% negli ultimi anni. Ora il governo Sanchez, grazie al Recovery Fund, prova a invertire la rotta.