La Germania è spesso descritta come il modello economico al quale altri Paesi dovrebbero ispirarsi. Thomas Biegert e David Brady, autori di un articolo scientifico, rilevano in effetti numerosi aspetti positivi nell'economia tedesca, anche se la realtà appare più complessa di quanto suggerisca la reputazione di cui gode la prima economia dell’UE.
Osservando i dati dal 1984 al 2013 emerge un netto aumento della disuguaglianza salariale. L'occupazione a basso reddito e temporanea sale seppur in un contesto di crescita economica e alti livelli occupazionali.
L'aumento del lavoro precario è in parte spiegato da una serie di modifiche alla previdenza sociale, note come le riforme Hartz, all'inizio degli anni 2000, che hanno reso l'occupazione precaria un'alternativa migliore dei sussidi di disoccupazione per molti tedeschi.
Ma il problema è che alcune categorie hanno maggiori probabilità di ottenere un'occupazione precaria, come i giovani, le donne e gli immigrati. Al contrario, il mercato del lavoro tutela maggiormente altri gruppi, tra i quali i lavoratori migranti più anziani, attraverso salari e protezione sociale più generosi. Ciò crea un modello segmentato basato sulla dicotomia insider-outsider.
In un certo senso le riforme del welfare in Germania hanno funzionato bene, contribuendo a ridurre la disoccupazione. Ma hanno anche spinto più persone verso la precarietà, favorendo la creazione di una società più polarizzata.