L’economia tedesca cresce, ma il mercato del lavoro non riesce a tenere il passo. A mancare sono i lavoratori altamente qualificati. Nel complesso la Germania ha 1,1 milioni di posti vacanti.
La conferma viene da un recente sondaggio, dal quale è emerso che il 56 per cento delle aziende indica la carenza di professionisti qualificati come il rischio maggiore per la propria impresa. Da Siemens a BMW e BASF si cercano ingegneri, sviluppatori di software, elettricisti, metalmeccanici e responsabili di cantiere. Ma non li trovano.
Tra le cause, la diminuzione dell'immigrazione. Anche se la maggior parte del milione di rifugiati accolti dalla Germania due anni fa non è in grado di parlare tedesco e molti non posseggono competenze specifiche. Solo uno su sette dei richiedenti asilo registrati presso l'Ufficio del lavoro risulta avere una qualifica.
Dall’altro lato, i 2,33 milioni di disoccupati in Germania non hanno gli skill necessari per coprire i posti disponibili o, talvolta, sono geograficamente distanti dai luoghi di lavoro.
Questa situazione depotenzia la possibile crescita della prima economia dell’UE e potrebbe indurre le imprese a trasferire all'estero alcune importanti aree aziendali, come ad esempio la R&S.
Ingo Kramer, Presidente della Confindustria tedesca, ha chiesto l'adozione di una strategia specifica: immigrazione più qualificata, migliore assistenza all'infanzia per aiutare le donne a rientrare nella forza lavoro e un maggiore aiuto per i disoccupati di lungo periodo.