Secondo l’Istituto di ricerca economica tedesco Ifo, il 56% dei lavoratori in Germania potrebbe continuare a lavorare da casa anche dopo la fine della pandemia. Un dato così eclatante da aver spinto la Deutsche Bank (la prima banca europea) a suggerire l’introduzione di una tassa giornaliera del 5% sulle persone che lavorano da casa e di utilizzare i fondi raccolti per sovvenzionare quelle meno pagate che non possono essere messe in smart working.
Deutsche Bank afferma che una tassa del 5% è giustificata perché le persone che lavorano da casa “contribuiscono meno alle infrastrutture dell’economia pur ricevendone i benefici”. In concreto, non andando in ufficio, si spende meno ad esempio per l’abbigliamento, per i trasporti, per il pranzo. Allo stesso tempo, i lavoratori a distanza stanno ottenendo vantaggi sotto forma di risparmi maggiori e intangibili, come ad esempio una maggiore flessibilità nella distribuzione del tempo di lavoro e decine di minuti (a volte ore) di sonno in più.
Ma il governo tedesco sembra interpretare il fenomeno smart working in tutt’altro modo. Svolgere la propria attività da casa comporta costi aggiuntivi per i lavoratori: per questo in Germania chi lavora in modalità agile potrà pagare meno tasse. È quanto prevede una proposta di legge approvata dalla coalizione di governo tedesca, guidata da Angela Merkel. In base al testo, che il Bundestag dovrebbe approvare entro dicembre, chi lavora da remoto potrà godere di una deduzione fiscale pari a 5 euro per ogni giornata lavorativa, fino a un massimo di 600 euro all’anno, per coprire le maggiori spese – come quelle per gli acquisti alimentari o le utenze domestiche – dovute al lavoro da casa.