Alcune famiglie congolesi hanno fatto causa ad Apple, Google, Dell, Microsoft e Tesla. L’accusa è pesante: sarebbero complici nella morte o nella mutilazione di bambini costretti a lavorare in condizioni pericolose nelle miniere di cobalto, usato per le batterie di smartphone, laptop e auto elettriche.
È la prima volta che le tech company si trovano davanti a una azione legale del genere. La causa è stata presentata a Washington Dc dall'ong locale International Rights Advocates per conto di 14 genitori e bimbi della repubblica democratica del Congo. Le famiglie chiedono i danni per lavoro forzato e ulteriori indennizzi per ingiusto arricchimento, supervisione negligente, imposizione intenzionale di stress emotivo.
Le immagini negli atti giudiziari mostrano bambini con arti sfigurati o amputati; 6 sono morti nei crolli del tunnel, e gli altri hanno subito lesioni gravissime, fino alla paralisi.
Per l’estrema povertà delle loro famiglie, i bambini sono stati costretti a lasciare la scuola e lavorare nell'estrazione del cobalto di proprietà di Glencore. Alcuni hanno appena sei anni. Sono stati pagati 1,50 dollari al giorno, per 6 giorni alla settimana.
Il cobalto è essenziale nella realizzazione di batterie al litio ricaricabili utilizzate in milioni di prodotti tecnologici, e più della metà della produzione mondiale proviene dal Congo. Secondo uno studio della Commissione Europea del 2018, la domanda globale di questo metallo aumenterà dal 7% al 13% l’anno nel prossimo decennio.
E, quindi, aumenteranno anche - secondo Walk Free e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro - quei 40 milioni di persone che si trovano (ad oggi) in una condizione di schiavitù, una definizione che include lavoro forzato e matrimoni combinati.