In Italia c’è un’opposizione eterogenea e trasversale al salario minimo legale. Le imprese sono contrarie per il timore di minimi imposti per legge troppo altri. Le organizzazioni sindacali per i possibili riflessi negativi sulla contrattazione collettiva.
In realtà se si guarda a quello che sta succedendo in Europa emerge un altro quadro: contrattazione collettiva e salario minimo non sono negativamente correlati, ovvero non sono in contrasto tra loro.
L’IG metal, il principale sindacato tedesco, sta contrattando aumenti delle retribuzioni pari all’8,2% nel settore metalmeccanico in una fase nella quale il governo ha appena annunciato l’aumento del salario minimo a 12 euro orari entro la fine dell’anno dagli attuali 9,82.
In Francia, dove il salario minimo è indicizzato al costo della vita, l’aumento su base annuale è stato del 5,9%%, arrivando nel 2022 a 10,85 euro orari (circa 1.300 euro mensili netti su 35 ore lavorate).
Infine, la Spagna. Qui il governo, oltre ad aver varato una riforma importante del mercato del lavoro, ha portato il salario minimo a 1.000 euro al mese su 14 mensilità.
In Italia, invece, si discute. Nel frattempo, la precarizzazione del mercato del lavoro è segnalata in costante aumento. Tuttavia, nel nostro paese la copertura della contrattazione collettiva è ampia e superiore (80%) alla maggior parte dei paesi europei. È altrettanto vero che questo dato è sovrastimato a causa della proliferazione dei cosiddetto contratti pirata.