Nei giorni scorsi il Senato statunitense ha bocciato la proposta lanciata da Joe Biden di aumentare il salario minimo a 15 dollari l’ora. Che, quindi, resta bloccato a 7,25 dollari. In realtà il livello attuale dovrebbe essere pari a 24 dollari. Potrebbe apparire una valutazione assurda. Ma non è così.
Vediamo perché. Il salario minimo dovrebbe crescere di pari passo con la produttività, ovvero la capacità di creare più ricchezza con la stessa quantità di lavoro. E man mano che un paese diventa più ricco, tutti (in teoria) dovrebbero partecipare all’aumento della ricchezza, anche perché per smaltire il maggior aumento di produzione occorre che i consumatori abbiano più soldi per acquistarlo.
È quanto già successo negli Stati Uniti durante il trentennio dal 1938 (anno che ha visto l’introduzione del salario minimo) al 1968, periodo nel quale il Congresso ha ripetutamente aumentato il salario minimo in modo che andasse di pari passo con la produttività.
Dal 1968, la capacità di creare un output maggiore in una determinata unità di tempo è notevolmente aumentata negli Stati Uniti. Ecco perché secondo Dean Baker, economista senior presso il Center for Economic and Policy Research, il salario minimo dovrebbe ora essere pari a 24 dollari. Se così fosse stato, una coppia che lavora a tempo pieno avrebbe guadagnato almeno 96.000 dollari l’anno.
Ma invece gli Stati Uniti sono andati nella direzione opposta. Dopo la fine degli anni ‘60, il Congresso ha di fatto smesso di aumentare il salario minimo al passo con la produttività.