Israele ha deciso di puntare sulla manodopera proveniente dal Subcontinente piuttosto che ad esempio affidarsi ai lavoratori palestinesi. Il governo guidato da Narendra Modi ha firmato un accordo con Israele per portare nello Stato ebraico 10 mila lavoratori indiani destinati al settore edile e a quello infermieristico.
Il fenomeno migratorio in Israele dunque prosegue. Almeno sessanta comunità di lavoratori stranieri (fra cui filippini, cinesi, indonesiani e appunto indiani) sono distribuiti nel Paese senza essere effettivamente integrati nel Paese. Inoltre, una volta scaduti gli accordi e i permessi, i lavoratori dovranno andare via.
Nelle stesse ore, il vice rappresentante permanente della Repubblica Popolare Cinese presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Geng Shuang, ha invitato Israele a “smettere di invadere” il territorio palestinese attraverso “rimpatri, costruzione e legalizzazione di nuovi insediamenti”.
Dopo la storica riconciliazione tra Iran e Arabia Saudita mediata dalla Cina, il mese scorso Pechino si era fatta portavoce di una mediazione tra Israele e Palestina. Senza, tuttavia, ottenere alcun successo.