Pochi mesi dopo l’invasione russa dell’Ucraina, i depositi in banca di molti cittadini russi sono aumentati in modo esponenziale, anche nelle zone più povere del paese più esteso al mondo. A metterlo in evidenza è uno studio della banca centrale finlandese firmato dall’economista Laura Solanko.
Un esempio è la Repubblica popolare di Tuva, nella Siberia meridionale, vicino al confine con la Mongolia: il reddito medio di questa provincia è di 54mila rubli (circa 540 euro), il 28 per cento della popolazione lavora incassando al massimo il salario minimo, eppure nell’ultimo anno e mezzo i depositi bancari privati sono cresciuti del 53 per cento. Dinamiche simili sono state riscontrate anche in Cecenia (+30 per cento) e in Buriazia (+33).
Secondo Solanko, questa crescita non si spiega solo con l’aumento dei salari causato dalla carenza di manodopera e con il boom derivante dall’economia di guerra. Il motivo principale potrebbero essere i pagamenti del Cremlino alle famiglie dei soldati inviati in Ucraina.
Chi si arruola spontaneamente nell’esercito della Federazione incassa subito un premio di settecentomila rubli, circa settemila euro, una somma pari a tredici volte lo stipendio medio mensile di Tuva nel 2022. In particolare le famiglie dei caduti ricevono fino a cinque milioni di rubli, pari a circa cinquantamila euro.
Secondo l’economista russo Vladislav Inosemzev (riporta la testata tedesca Der Spiegel), oggi in molte regioni della Russia “la morte è l’uso più redditizio che si possa fare della propria vita”: se un uomo di 35 anni della provincia russa si arruola volontario e poi muore, i suoi familiari ricevono più denaro di “quanto la vittima avrebbe potuto guadagnarne se fosse vissuto fino all’età della pensione”.